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L'AQUILA - E' un venerdì mattina, il cielo è grigio e il centro dell'Aquila è vuoto. E' passato da pochi giorni il terzo anniversario del sisma del 6 aprile 2009 e la notte in cui sono stati commemorati i nostri 309 morti. Camminiamo distratti e il grigiore rallenta il nostro ritmo, chiacchieriamo normalmente quando uno di noi dice "stiamo un attimo zitti" e piombiamo in un silenzio profondo e impenetrabile. La città è vuota, sola, abbandonata, è freddo e si contano sulle dita di una mano le persone che si incontrano per strada. All'improvviso, come un arcobaleno che si apre nell'orizzonte, sbuchiamo in Piazza Domo e davanti a noi la sorpresa dolcissima di un tripudio di colori che fa capolino nel grigiore della giornata e dei muri lesionati. La Piazza è invasa di pezzette di lana lavorate all'uncinetto o ai ferri, e immediato è il senso di solarità e calore che ci trasmettono. Scorgiamo due persone, sono allegre e si fanno le foto, ma stavolta non sono sciacalli delle macerie, si... leggi tutto l'articolo
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